martedì 30 dicembre 2008

CACCIA ALLA.....LIBELLULA

Per la "caccia" a questi meravigliosi insetti non c'è un obiettivo "ad hoc", certo che una lunghezza focale dai 100mm in su è preferibile, dà modo di operare mantenendo una cerata distanza dal soggetto senza disturbarlo troppo. Personalmente utilizzo in prevalenza un 150mm macro, permette di lavorare bene e con buoni risultati, se ci si vuole spingere un po' più in la' con la lunghezza della focale si dovrà necessariamente fare ricorso all'uso del cavalletto.
Ad inizio di questa stagione, un po’ per caso, mi sono ritrovato a montare un tubo di prolunga da 20mm , generalmente mai usato, su un obiettivo 70/200, sono rimasto meravigliato, una gran resa in termini di dettaglio e con un ottimo bokeh, adesso quando vedo una libellula dolcemente appoggiata su qualche rametto, capita che decido di montare questa accoppiata , nei casi in cui è possibile avvicinarsi un po’ di più aggiungo anche un altro tubo di prolunga da 12mm, il problema però è che si incomincia a litigare con il micromosso.
Comunque non bisogna mai disperare, anche con obiettivi di focale più corta a volte si possono raccogliere buoni frutti, prima di tutto è più agevole muoversi e si possono usare tempi più brevi, bisogna solo fare un po’ più di “amicizia” con la nostra cara libellula perché ci permetta di avvicinarci evitando di scocciarla, continuando a deliziarci con la sua stupenda compagnia.

Trovo che la libellula per la sua imprevedibilità e per la sua conformazione, sia un soggetto molto difficile da fotografare, ci si deve avvicinare con molta cautela e con il suo corpo allungato e con la sua apertura alare complica parecchio la riuscita di una buona foto, soprattutto se si ricerca un immagine tutta a fuoco ed un buono sfondo.E’ un soggetto sornione, non bisogna mai pensare di averla in pugno, sembra completamente disinteressata a te mentre ti avvicini …………….ma attenzione, al primo movimento troppo brusco………….è già andata. Se capita, ci sono delle possibilità che ritorni sullo stesso posatoio o in quello vicino, sono animaletti molto territorialisti, ma anche su questo non bisogna scommetterci troppo!!!Personalmente una volta che mi trovo “a tiro” mi affido molto all’istinto, scatto senza mai guardare il risultato dello scatto precedente, non ci riesco, sono troppo preso, guardo nel mirino e via, un altro scatto e poi un altro. Molte volte, quando mi ritrovo a scaricare le foto e a guardarle, mi pento di non essermi fermato un momento a guardare gli scatti fatti e quindi in tempo per correggere l’errore, ma spesso è fonte di soddisfazione il vedere scatti che, proprio per averli fatti trasportato da un entusiasmo incredibile, mi sembra abbiano qualcosa di particolare.Credo veramente nell’istinto, perché per me è quello che ti porta a trovare il giusto “compromesso” tra l’inquadratura, la messa a fuoco, la profondità di campo e lo sfondo.La libellula ha un corpo abbastanza allungato, cerco sempre di averla il più in asse possibile, ma questo non sempre è possibile, anzi a volte è impossibile, mentre in certe occasioni può non essere conveniente farlo, perché in quella posizione lo sfondo non è un granché. Già lo sfondo, quello buono può cambiare una foto, a volte abbassando od alzano la macchina di qualche grado, senza rendercene conto, il mondo cambia, ci si trova improvvisamente davanti ad uno sfondo completamente diverso e magari migliore

lunedì 29 dicembre 2008

IL RACCONTO DI UNO SCATTO

FERRARI TESTA ROSSA

Ormai verso la fine della stagione vagavo lungo la riva di una cava , mio luogo abituale di "caccia", alla ricerca delle ultime libellule da immortalare con la speranza della possibile ultima macro dell’anno.
Delusissimo ho continuato ad insistere ed a girare e rigirare, convinto che qualcosa prima o poi avrei trovato.
Dopo quasi un paio di ore, ormai deciso ad abbandonare la ricerca mi sono avvicinato alla riva e qualcosa mi ha improvvisamente attratto, a poco più di un metro da me, una piccola macchia rossa.
Guardando bene mi sono subito reso conto che era una libellula, ormai praticamente affogata, galleggiava per tre quarti immersa nell’acqua. Ho cercato un bastone e delicatamente ho provato a recuperare quel piccolo animaletto, non dava alcun segno di vita, anche quando con il legno la toccavo leggermente. Ero convintissimo che fosse morta, quando ho visto un leggerissimo movimento ed allora con l’aiuto di mia moglie l’ho trasportata in un punto dove batteva il sole, sopra ad un legnetto. Era completamente inzuppata, non si muoveva, aveva un aspetto veramente terribile. Con il passare del tempo, il colore rosso molto scuro che aveva stava lasciando spazio ad un rosso vivo e le ali erano quasi interamente asciutte, ogni tanto le sbatteva. Mi faceva piacere vedere che si stava riprendendo. Abbiamo pensato di spostarla su di un posatoio più indicato e a provare a fare qualche foto. Abbiamo avuto la possibilità di fare solo qualche scatto, improvvisamente ha spiccato il volo, scomparendo ai nostri occhi.
È stata una piacevole esperienza ed emozione, ho regalato ad una libellula qualche giorno di vita in più e lei mi ha regalato la possibilità di fare un magnifico scatto.
Canon 30D - obiettivo Sigma 150mm - 1/100 - f9 - Iso250 - Flash off -

IL RACCONTO DI UNO SCATTO

THE LAST SUN
Amo la macrofotografia e amo i tramonti. Avevo un sogno, quello di riuscire a fotografare una libellula con lo sfondo del sole. Quest’anno mia moglie ed io abbiamo passato le vacanze in Salento, luogo meraviglioso, un mare che in certi momenti si può definire caraibico. Era nostra abitudine recarci in una bellissima spiaggia che aveva anche la prerogativa di avere alle sue spalle una grande zona sabbiosa con un infinità di cespugli, molti dei quali spinosi e con una buona presenza delle mie amate libellule, insomma un paradiso. Da quella spiaggia si poteva ammirare uno splendido tramonto sul mare. La nostra vacanza è durata 20 giorni. Per ognuno di quei giorni, verso l’ora del tramonto, abbandonavo la “postazione abbronzatura” e con la mia reflex incominciavo a girovagare come un disperato tra i cespugli. A quell’ora era già molto difficile vederne una di libellula e quando ci riuscivo non era nelle condizioni buone per fare lo scatto che avevo in testa. Chissà cosa pensava la gente che continuava a vedermi, in costume e con un cannone in mano, caracollare in mezzo alla sabbia, continuando a guardare nei cespugli, come se avessi perso qualcosa. Arrivati al termine delle vacanze, ormai avevo perso la speranza di riuscirci, ma ero sinceramente contento di averci provato, per tutti quei giorni, era comunque una soddisfazione. Quella sera camminavo, dietro alla spiaggia, pensando che l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno, quando mi ha colpito un riflesso, era una libellula appoggiata ad un rametto, in luogo assolutamente impraticabile. Improvvisamente si è messa a volare, sembrava un razzo, ho deciso comunque di seguirla, continuava a spostarsi, per poi volar via dopo un paio di secondi e poi via, così ripetutamente. L’ho seguita per parecchi minuti, come uno zombi, poi improvvisamente si è diretta verso il mare, in una zona con pochissima vegetazione, veramente strano. Ho continuato a starle dietro e improvvisamente si è posata su uno stelo a pochi metri dalla riva, Ho pensato che dopo tutti quei giorni e tutta quella fatica non sarei riuscito comunque a combinare qualcosa, non capivo più nulla, avevo paura perfino a muovermi, sicuro che se si fosse mossa da lì non l’avrei più vista. Mi sono sdraiato nella sabbia, avevo bisogno di prendere il sole sullo sfondo, dovevo riuscire a farci stare tutte e due. Ho avuto il tempo di fare solo un paio di scatti, quel giorno c’era molta foschia ed il sole stava proprio scomparendo. Non sono riuscito ad articolare nemmeno un ragionamento, come in trance ho scattato, poi in pochi secondi il sole è sparito ed insieme a lui anche la libellula. Cosa strana che il giorno dopo ci ho riprovato e ho avuto un'altra occasione per fare qualche buono scatto. Ancora oggi mi piace pensare che quello sia stato il loro modo di salutarmi.


Canon 30D - Obiettivo Canon 70/200 a 131mm + 20mm - 1/100 - f16 - Iso 250 - Flash on -

LA SCHEDA: MANTIDE




Ordine: Mantoidei - Famiglia: Mantidi


Il nome Mantide deriva dal greco Mantis-idos che significa profeta. E’ un genere di insetto Pterigota.

Si trovano nei luoghi caldi e aridi alla fine dell'estate.
Le mantidi sono insetti di dimensioni assai varie (da 1 a 16 mm), cacciatori diurni, i mantoidei hanno una colorazione vivace con funzioni mimetiche o di richiamo, il capo mobilissimo dotato di occhi con una buona capacità visiva, il protorace molto slanciato e zampe specializzate per la cattura delle prede.

Come tutti gli insetti le mantidi hanno sei zampe, antenne ed un corpo diviso in tre parti distinte: capo torace e addome. Un addome cospicuo, sormontato da ali, a volte parzialmente atrofizzate, contiene gli organi vitali.

Quando le zampe anteriori sono in posizione di "preghiera", i femori vengono accostati alle lunghe coxe, che pendono liberamente, e le tibie sono ripiegate sui femori: i segmenti stretti gli uni agli altri, sono tenuti leggermente sollevati davanti al protorace.Femori e tibie sono muniti di spine disposte su due serie, e quando le tibie vengono ripiegate finiscono per venire a contatto tra di loro; inoltre terminano con un lungo uncino arcuato e molto appuntito.

Le mantidi religiose sono insetti predatori, presenti in tutti i paesi caldi e temperati con circa 2000 specie, che appartengono ad un unico ordine Mantodea della classe Insecta, phylum Artropoda.

Quando ha adocchiato la preda la mantide lancia fulmineamente in avanti le coxe, allungando i femori e le tibie e dopo aver afferrato la vittima li ripiega come una tenaglia attorno al corpo di questa, mentre le spine le impediscono di fuggire. Il tutto avviene in circa un ventesimo di secondo.

Quando le zampe hanno ripreso la posizione iniziale di preghiera la preda viene a trovarsi proprio davanti alla bocca che divora tranquillamente. Durante l'accoppiamento, iniziando dalla testa mentre gli organi genitali proseguono nell'accoppiamento. Durante la riproduzione la mantide femmina si nutre del corpo del maschio, ciò avviene per un grande bisogno proteico, e' stato constatato che in cattività dove c'è abbondanza di cibo, l'atto di cannibalismo non avviene.

Le femmine proteggono le uova ponendole in ovoteche, che possono contenere fino a 200 uova, queste hanno un aspetto schiumoso e una forma diversa da specie a specie. Le uova si schiudono in primavera: già dalla prima muta i piccoli appaiono dotati di zampe raptatorie e ben presto si diffondono su un ampio territorio che impedisce il contatto diretto tra individui e il conseguente fratricidio.

Le mantidi sono insetti a metamorfosi incompleta (i figli, detti ninfe, sono quasi uguali ai genitori e si accrescono con una serie di mute, senza stadio di larva e pupa), strettamente imparentate con le blatte e le cavallette
Le mantidi sono volatori assai modesti o hanno ali atrofizzate e sovente solo i maschi sono in grado di valersi di questa proprietà.

Le mantidi religiose sono generalmente molto statiche, se ben nutrite. Infatti, in natura se il cibo scarseggia si muovono tra l'erba in cerca di qualche insetto. Mentre se il posto abbonda di prede, la maggior parte del tempo lo passano attaccate a qualche ramo o filo d'erba, in attesa che la vittima passi sotto gli occhi. Le prede migliori sono, indubbiamente, i grilli. Questi ultimi sono ricchi in calcio e cheratina, sostanze che servono anche alle mantidi.

Curiosità

Delle circa 2000 specie dell' ordine Mantodea, reperibili nei paesi tropicali e subtropicali di tutto il mondo, nella nostra penisola ne contiamo solo tredici, divise in sei generi (Mantis, Iris, Empusa, Ameles, Geomantis, Rivetina, Pseudoyersinia
Secondo la tradizione cinese il fondatore dello stile della Mantide Religiosa fu il maestro Wong Long
Le mantidi battono le ali solo quattro volte al secondo; la zanzara comune all’incirca mille volte.
Secondo alcune credenze popolari la mantide porta il malocchioLa sua comparsa nell’antichità preannunciava la carestia e la sua sinistra ombra, una disgrazia agli animali che incontrava.In certe leggende popolari l’ha chiamavano "Prega Dio", per la sua classica posizione " a mani giunte", quindi aveva anche un'immagine benefica.In altre tradizioni è un’indovina, e indica il cammino ai bambini smarriti perchè intuisce per istinto dove sia il lupo

LA SCHEDA: LIBELLULA




Ordine: Odonati
Tre sotto ordini:
Anisotteri - hanno le ali anteriori e posteriori con forme diverse, gli occhi sono grandi e formano, toccandosi, una massa globosa, simile ad un "casco". Quando sono in posizione di riposo tengono le ali distese ai lati del corpo e sono grandi volatori;

Zigotteri - hanno le ali anteriori e posteriori simili nella forma. Gli occhi sono posti ai due lati della testa e non si toccano mai. Quando sono a riposo tengono le ali chiuse. Sono più piccoli e di struttura corporea più delicata rispetto ai grossi Anisotteri ed hanno volo molto più lento e poco potente;

Anisozigotteri – hanno le ali anteriori e posteriori uguali nella forma come negli Zigotteri ma nell’aspetto ricordano un Anisottero. Al mondo solo due specie del genere Epiophlebia, una in Giappone e una nella regione dell’ Himalaya

Anatomia:
Capo molto voluminoso, gli occhi composti e antenne relativamente brevi; le due paia di ali, quasi uguali, sono allungate e membranose.. L'addome è relativamente lungo e sottile, composto da undici segmenti. Le zampe sono inserite anteriormente sul corpo e vengono usate raramente per camminare.
Apparato boccale masticatore molto caratteristico: il labbro inferiore termina con delle piccole pinze con cui la libellula afferra la preda.
Le prede vengono catturate secondo due differenti modalità di caccia:- all’agguato: la libellula resta posata su un supporto e, avvistata la preda, le si avventa contro, la cattura con le zampe e ritorna al suo posatoio per consumarla;- in volo: la libellula attacca e divora le sue prede, che sono normalmente di piccole dimensioni, in volo e senza necessità di posarsi.

Le specie di libellule segnalate sul territorio italiano sono 90

L’accoppiamento inizia con movimenti ritualizzati del maschio per attirare la femmina, per trattenerla poi con le zampe e afferrarla nella parte posteriore della testa con i cerci, il maschio inarca l’addome, stimolando la femmina a fare lo stesso per unire l’orifizio genitale al suo organo copulatore. Se la femmina si dimostra recettiva risponderà flettendo l’addome e giustapponendo il proprio poro genitale su quello del maschio e assumendo così la tipica posizione a "cuore". Alcuni Zigotteri si accoppiano mentre sono posati e solo occasionalmente in volo. Gli Anisotteri possono trascorrere la maggior parte dell’accoppiamento in volo e posarsi solo raramente.

La riproduzione delle libellule avviene in ambiente acquatico. Esse sono ovipare e dopo avere deposto le uova dalla forma allungata le lasciano semplicemente cadere nell'acqua oppure le fissano ai fusti di piante acquatiche. Le libellule vanno incontro a metamorfosi incompleta. In tutte le specie, dalle uova escono le ninfe che maturano nell'acqua, nutrendosi di diverse forme di vita acquatica. Le ninfe delle libellule hanno una mandibola speciale, estensibile e chiamata "maschera", con la quale colpiscono la preda. La lunghezza del periodo ninfale varia, a seconda della specie, da uno a tre o più anni, durante i quali l'animale va incontro alla muta almeno dieci volte. Quando le ninfe sono completamente mature lasciano l'ambiente acquatico e vanno incontro a metamorfosi, trasformandosi nella forma adulta.

Le libellule sono gravemente minacciate, soprattutto a causa dell’intensificazione delle pratiche agricole, dell'inquinamento idrico e della distruzione degli ambienti umidi naturali
La temperatura elevata è necessaria. I siti miglioriper le libellule sono quelli soleggiati e riparati dalvento; quelli in ombra costante non vengonocolonizzati. L’abbondanza di vegetazione è fondamentale. Lavegetazione sommersa è l’habitat dove si sviluppanole larve, mentre la vegetazione emergente e dellesponde sono essenziali come supporto per lametamorfosi

Sono presenti in quasi tutto il mondo e mancano solo in Antartide e in alcune isole Artiche. Sono molto abbondanti nelle regioni tropicali e il loro numero decresce spostandosi versi i poli. Per esempio, in Costa Rica sono presenti 250 specie, mentre in Florida sono 140, in Italia 90 e solo 34 in Inghilterra.

Curiosità:
Sembra che circa 250 milioni di anni fa, nel periodo Permiano, ci fossero delle libellule giganti: le loro ali dovevano essere lunghe circa 3,5 metri ciascuna. I più bei ritrovamenti di libellule preistoriche sono stati fatti nella valle di Elmo, in Arkansas (Usa

In passato il Giappone veniva anche chiamato akitsushima "l'isola delle libellule

Per i nativi americani la libellula, creatura del vento, è il simbolo dell’illusione e del cambiamento. Secondo la loro tradizione la libellula è una messaggera degli spiriti del mondo vegetale.