mercoledì 8 aprile 2009

LA SCHEDA: IL PASSERO


Il passero ha una lunghezza di 14-15 cm. e un peso di 27-33 gr. Becco breve, forma massiccia, coda leggermente forcuta.
Il maschio ha testa di color rosso mattone con gola macchiata di nero, dorso e ali marroni e striati.
La femmina ha una colorazione marrone chiara.
Sono una specie molto socievole, infatti possono stare in guppi di una decina di esemplari e spesso si avvicinano agli uomini per cercare cibo. I passeri europei per liberarsi dei parassiti fanno "bagni" di terra.
Non migra e, in zone abitate, si lascia avvicinare parecchio dalle persone.
Vive in stormi anche grandi ed è socievole anche nel periodo di cova.
E’ una specie estremamente plastica che ha modificato i propri comportamenti sociali ed alimentari in relazione allo stretto rapporto che si è instaurato con l’uomo.
Ha colonizzato ambienti vari, anche se tende ad evitare aree eccessivamente chiuse e boscose.
Solitamente questo Passeriforme è stanziale, anche se si possono registrare degli spostamenti più o meno marcati: ad esempio il passero (o Passera d'Italia), e' l'uccello piu' diffuso in Italia, (ne esistono quattro specie).
Lungo una quindicina di cm, vive normalmente in branchi, salvo il periodo della riproduzione quando si formano le coppie; nidifica in cavita' di alberi o rocce.
Le uova (3/7) vengono deposte in aprile, e entrambi i genitori si alternano alla cova, che dura un paio di settimane.
I piccoli resteranno nel nido per circa tre settimane.si nutre di insetti e semi di ogni genere.
Si adatta a vivere in ogni ambiente.
Dopo il periodo riproduttivo la coppia rimane insieme.
Talvolta si verifica la poligamia (unindividuo ha, nella stagione riproduttiva, uno o più partner) ed in particolare la poliginia (unmaschio con più femmine) e la poliandria (una femmina con più maschi).
Il maschio perconquistare la femmina allarga le ali, alza la coda e il capo verso l’alto, inarca il dorso, emette deivivaci cinguettii e saltella attorno alla potenziale partnerIl passero si nutre principalmente di vegetali (semi, bacche, cereali), anche se i nidiacei e gli adulti in prossimità del periodo riproduttivo si alimentano di piccoli animali invertebrati.
Questi sono catturati sia a terra, cercando tra le foglie, sia in volo.Solitamente le covate sono 2-3 per stagione produttiva.
In primavera sono deposte 3-5 uovache sono incubate per un paio di settimane. Entrambi i genitori sono impegnati nellacostruzione del nido e nell’accudire i nidiacei, che sono alimentati dagli adulti sino a 2 settimane

sabato 28 febbraio 2009

LA SCHEDA : I LICENIDI



Si stimano siano migliaia le specie appartenenti a questa famiglia. Sono di solito di piccole dimensioni, coloratissime, blu, rosse, verdi e azzurre. Gli occhi sono spesso pelosi, mancano i palpi mascellari; il dimorfismo sessuale, quando presente, è a carico della colorazione delle ali e comporta la riduzione delle zampe anteriore nei maschi. In molte specie sono presenti sulle ali una o più code.
L'uovo è schiacciato e a forma di disco o di cupola. La larva è schiacciata, con testa retrattile, talvolta molto pelosa. La pupa si presenta attaccata all'estremità caudale, cinturata oppure libera nel suolo.
Le piante nutrici sono innumerevoli ed è molto difficile limitare l'elenco a poche famiglie vegetali

Famiglia Lycaenidae
Le numerose specie della fauna italiana appartenenti ai Licenidi sono caratterizzati dalle modeste dimensioni. I colori più ricorrenti sono il bruno marrone, ma anche l’azzurro e il rosso fuoco; nel caso di questi ultimi si tratta di colori fisici, ovvero dati non da pigmenti ma da particolare rifrazione della luce, ed è per questo che possono apparire molto brillanti. Frequenti, e talvolta notevoli, le differenze tra maschi e femmine. I bruchi hanno corpo raccorciato e depresso, simili a piccole limacce; sono forniti di processi estroflettibili, secernenti sostanze gradite e ricercate dalle formiche, insetti coi quali possono stringersi simbiosi più o meno strette. Come già accennato, il loro regime alimentare può essere esclusivamente fitofago o parzialmente insettivoro (larve di età matura possono cibarsi di afidi, cocciniglie o larve di formiche. L’incrisalidamento, a seconda delle specie, può avvenire sulle piante o nei formicai; le crisalidi possono essere sia libere che fissate mediante fili sericei.

La Plebejus Argus è una farfalla di 20-30 mm di apertura alare
Le ali nel maschio sono di colore blu-violetto, bordate di nero; nella femmina sono marroncine
Il bruco è dotato di processi cutanei che secernono un liquido zuccherino di cui si nutrono le formiche, con le quali convivono; si incrisalida nei formicai.
Compie 2 generazioni all’anno e gli adulti sfarfallano in maggio-giugno e agosto. Sverna come uovo
E' comune in tutta l’Italia dalla pianura alla montagna, fino a circa 2000 m di quota
Il bruco è polifago, ma predilige le Leguminose.

Sulla pianta nutrice le larve di molti Licenidi interagiscono, in vario grado, con le formiche: a questo peculiare fenomeno si da il nome di mirmecofilia.
I bruchi delle specie mirmecofile sono dotati di particolari organi cutanei localizzati generalmente sui segmenti dell'addome: si tratta di strutture ghiandolari in grado di produrre sostanze chimiche volatili e, spesso, un liquido zuccherino simile alla melata secreta dagli afidi.
Perchè tutto questo? L'ipotesi più avvalorata è che, all'inizio della loro storia evolutiva, i Licenidi abbiano cercato di difendersi dagli attacchi delle formiche predatrici: i loro bruchi, in effetti, sono muniti di una cuticola spessa e resistente, e la forma del corpo è tozza e appiattita, a protezione delle zampe e della testa.
Certo meglio sarebbe evitare del tutto l'attacco disorientando l'agressore: è quello di cui sno capaci i Licenidi. Infatti, essi sono in grado di emettere sostanze volatili che imitano il linguaggio chimico delle formiche, prevenendone le agressioni e anzi suscitandone l'interesse.
In più, molte specie di Licenidi producono sostanze zuccherine di cui le formiche sono ghiotte e non è raro osservare questi Imenotteri mentre, sul dorso dei bruchi, sono intenti a suggere gocce di melata.
Caso limite è rappresentato dalle specie del genere Maculinea i cui bruchi vengono addirittura adottato dalle formiche e trasportati nel formicaio, ove si accrescono divorando le larve mature delle loro ospiti. E' questo un vero e proprio caso di parassitismo.

Curiosità
In Sardegna vi sono tredici delle settanta specie di Lycaenidae presenti sul territorio italiano. Tre di esse sono endemiche: la Pseudophilotes barbagiae, che si trova solo in alcune aree circostritte dell' isola, la Lycaeides corsica, che si trova anche in Corsica e nell' isola d' Elba e l' Aricia cramera che può essere rinvenuta anche in Corsica.
Le farfalle di questa famiglia sono piccole e, proprio per questo motivo, sono denominate "microlepidotteri". I loro colori sono tendenzialmente grigi, beige, azzurro-celeste e, a volte, metallici.
Preferiscono gli habitat di tipo montagnoso ed è per questo che si trovano più facilmente nei territori del Gennargentu, del Limbara e del Monte Arci.

martedì 27 gennaio 2009

CACCIA AL .......GABBIANO


La caccia al Gabbiano………………Il campo è molto ampio, perché i luoghi dove si possono trovare questi stupendi volatili sono veramente infiniti, dal mare ai laghi, dai corsi d’acqua alle cave, dai tetti alle discariche e via discorrendo. Quindi a secondo della situazione ci si dovrà attrezzare con il giusto obiettivo, personalmente l’obiettivo che preferisco utilizzare è un 70/200 Usm, quindi con una messa a fuoco molto veloce. Questa è una focale che, nelle condizioni in cui mi ritrovo a scattare, riesce sempre a permettermi di riprendere le evoluzioni di questi pennuti. Nei casi di spazi molto aperti, come ad esempio al mare, è indispensabile uno zoom più spinto che dia la possibilità di seguire meglio il nostro amico.La messa a fuoco ricopre sempre un aspetto fondamentale, soprattutto in scatti a soggetti in movimento e più è veloce e meglio è, caratteristica non solo di una buon obiettivo ma soprattutto di una buona macchina.Personalmente utilizzo la messa a fuoco in automatico con l’opzione AF Al Servo, che mette a fuoco costantemente il soggetto inquadrato. Generalmente scelgo il punto di messa a fuoco centrale per seguire il gabbiano, mi da la sicurezza di seguire meglio il soggetto ma ha il difetto di averlo sempre centrato nella composizione, a volte questo può essere un grande limite, immaginiamo magari di dover stare un po’ alti con l’inquadratura per riprendere un riflesso. L’alternativa è quella di usare tutti i punti di messa a fuoco, anche questo metodo da ottimi risultati, ma bisogna fare attenzione che lo spazio intorno al gabbiano sia abbastanza “pulito”, la messa a fuoco di uno dei punti potrebbe facilmente “agganciare “ qualcosa d’altro perdendo poi tempo e compromettendo magari lo scatto.Per finire i tempi di scatto e l’apertura, io presto sempre più attenzione a quest’ultima, mi piace sempre lavorare in priorità di diaframma, che tengo generalmente il più ampio possibile tra f4 e f5.6 e cercando di lavorare sull’impostazione Iso per garantire il tempo più veloce possibile.Questo è il mio modo di “vedere” la caccia al gabbiano, farebbe molto piacere se altri volessero riportare nel Topic il loro modo di cacciare questa meraviglia della natura

CACCIA ALLA ....... MANTIDE


La mantide è sicuramente uno degli insetti più belli che ci siano, ogni volta che si ha la fortuna di imbattersi in una di queste meraviglie l’emozione è alle stelle, forse una delle catture più ricercate dagli amanti della macrofotografia.La cosa più incredibile è questa capacità di indifferenza che mostra, ti guarda mentre tu continui a scattare, manca solo di sentirla pronunciare un “ma cosa vuoi da me?”. Tu continui a muoverti, a cambiare inquadratura, lei gira piano piano la testa e ritorna a fissarti, “ ti ho visto sai !!!” Incredibile.Per immortalare una di queste bellezze non ci vuole una particolare attrezzatura, è un insetto generalmente tranquillo a cui ci si può avvicinare bene, senza grossi problemi.Si possono quindi utilizzare anche focali macro di 50 o 60mm per poi salire a focali di media lunghezza, la pacatezza di questo insetto facilita anche l’eventuale utilizzo di un cavalletto.Ma allora è facilissimo fare buone foto ad una mantide, direi proprio di no, prima di tutto bisogna …………………trovarla !!!!Questa è la parte più difficile, vive ben mimetizzata nel fogliame fitto, in certe occasioni sotto i rami o le foglie, generalmente nei cespugli esposti al sole. Può capitare di trovarsela davanti, per pura fortuna, ma il più delle volte per trovare una mantide si deve ………..cercare !!!Trovata !!! Allora è tutto fatto? Non direi che sia così semplice neanche il passo successivo. Ora il difficile è scattare una macro che abbia una buona composizione e con un pensiero anche allo sfondo. La complessità nasce proprio dal fatto che quasi sicuramente sarà in una posizione un po’ complessa, in mezzo ad un nugolo di foglie. Bisogna avere un po’ di fortuna(che non guasta mai) e ci si deve equipaggiare di molta pazienza, il momento per uno scatto migliore arriverà.Molta attenzione alla apertura del diaframma nel caso(molto probabile) di rami sullo sfondo. Molte volte è anche possibile prenderla delicatamente tra le mani e spostarla su un posatoio migliore, ma è una cosa preferibilmente da non fare, meno si toccano gli insetti e meglio è !!(nel caso non resisteste poi riportatela nel luogo di origine)

Buona caccia

lunedì 26 gennaio 2009

LA SCHEDA: GABBIANO


Nome comune: GABBIANO
Nome scientifico: Larus ridibundus
Famiglia: Laridi (Laridae)
Ordine: Caradriformi (Charadriiformes)
Classe: Uccelli (Aves)

Uccelli della famiglia dei Laridi e in particolare del genere Larus. Il gabbiano comune (Larus ridibundus), diffuso in tutta Europa, che in livrea nuziale si riconosce per il manto grigio-azzurrognolo e il cappuccio color caffè, nidifica in colonie. Altre specie sono: il gabbiano reale (Larus argentatus), il gabbiano corallino (Larus melanocephalus), il gabbiano roseo (Larus genei).
Il gabbiano comune è lungo 34-37 cm, possiede una apertura alare di 100-110 cm e pesa 280 - 320 g.
Il piumaggio è prevalentemente grigio chiaro-biancastro con le estremità delle ali nere. In inverno la livrea tende al bianco. In estate la testa si tinge intensamente di nero e le zampe divengono rossastre. I giovani sfoggiano un piumaggio meno marcatamente colorato con sfumature marroni; nel corso della prima estate il capo diviene grigiastro, anticipando il nero brillante dell’anno successivo.
MIGRAZIONE

Gabbiano Comune
Le popolazioni del nord sono migratrici. Gli uccelli che vivono alle latitudini minori invece tendono ad essere stanziali. La maggior parte degli individui dell'area Paleartica settentrionale risiedono nelle zone umide dell'Europa centrale e settentrionale, ma migrano verso il bacino del Mediterraneo durante l'inverno. Gli uccelli che nidificano in Scandinavia migrano verso la Britannia, anche se la maggior parte di loro vola più a sud fino a raggiungere la costa atlantica dell'Africa Occidentale
Gabbiano Reale
in Italia è sedentario, durante l'inverno si sposta maggiormente e alle colonie si possono aggiungere individui di altre popolazioni

Differenze Gabbiano Reale / Gabbiano Comune
Piumaggio
Gabbiano Reale: parti superiori grigie chiare, ali con punte nere, parti inferiori bianche. Il giovane ha una colorazione di fondo brunastra macchiata e striata di scuro.
Gabbiano Comune: Colori grigio e bianco del corpo, margine anteriore delle ali colore bianco puro. Il giovane ha tinte brune e grigie in ogni parte, con apice della coda tipicamente nero.
Come riconoscerlo
Gabbiano Reale: grosso becco giallo con macchia rossastra evidente all'angolo della mandibola, zampe gialle nelle popolazioni mediterranee.
Gabbiano Comune: becco sottile rosso e zampe rossastre, in inverno macchietta scura circolare dietro l'occhio.
Habitat
Gabbiano Reale: coste rocciose, erbose o cespugliose, basse digradanti o a strapiombo, lagune, campi coltivati ed edifici.
Gabbiano Comune: praticamente ovunque, anche nelle città dell'entroterra.
Distribuzione
Gabbiano Reale: Ampiamente diffuso in Eurasia ed in America settentrionale, con colonie sparse anche lungo le coste dell'Africa nord-occidentale. Parzialmente sedentario e migratore.
Gabbiano Comune: Ampiamente diffuso in Eurasia. Migratore e dispersivo.
Nido
Gabbiano Reale: coppa profonda a terra in dune o plateau erbosi sulla costa di materiale vegetale.
Gabbiano Comune: nidifica in colonie, entro coppa voluminosa di materiale vegetale.
Riproduzione
Gabbiano Reale: coloniale, nidifica anche a coppie isolate. Depone di solito 3 uova una volta all'anno dalla fine di marzo. Incubazione per 28-30 giorni alla quale provvedono entrambi i genitori. I piccoli divengono atti al volo a 35-40 giorni di vita.
Gabbiano Comune: coloniale, nidifica con specie affini. Da aprile depone 3 uova che schiudono dopo 23-26 giorni di incubazione effettuata da entrambi i genitori. I piccoli volano dopo 35 giorni. Viene deposta una covata annua.
Alimentazione
Gabbiano Reale: raccoglie qualsiasi tipo di cibo, lo si trova spesso nelle discariche o dietro i pescherecci e traghetti. Preda di frequente anche piccoli e uova di altre specie oltre ad altri animaletti vivi o morti.
Gabbiano Comune: praticamente ha le stesse abitudini alimentari del gabbiano reale.
Suoni
Gabbiano Reale: "kliu", "kiau-kiu".
Gabbiano Comune: un rauco "aaarrgghh".

Oltre al gabbiano reale, le specie europee più comuni sono: il mugnaiaccio (Larus marinus), molto grande (68 cm di lunghezza), diffuso sulle coste del Nord America e dell'Europa, ma raro in Italia; lo zafferano (Larus fuscus), di taglia inferiore al mugnaiaccio (53 cm), dotato di zampe gialle e adattato anche all'ambiente dell'entroterra; il gabbiano comune (Larus ridibundus), lungo circa 38 cm, gregario e diffuso sia sulle coste che nell'entroterra, assai comune in Italia; il gabbianello (Larus minutus), la più piccola specie europea (28 cm), ben riconoscibile per il cappuccio nero che ne copre quasi tutto il collo; Larus audouinii, nidificante nel Mediterraneo, in particolare in Sardegna
Il gabbiano reale zampegialle (o gabbiano reale mediterraneo) (Larus michahellis, Naumann 1840) è un uccello caradriiforme appartenente alla famiglia dei Laridi. Si può confondere con il gabbiano reale nordico (Larus argentatus) con il quale convive in alcune zone riproduttive e con il gabbiano del Caspio (Larus cachinnans).Il gabbiano zampe gialle tuttavia è caratterizzato da una livrea chiara e risulta più leggero del gabbiano reale nordico.

Curiosità
Nonostante gli ecologi sostengano che nessun tipo di uccello sia dannoso, ne esistono alcune specie che sono considerate delle piaghe in molti paesi del mondo. Per altre invece il discorso è diametralmente opposto: negli Stati Uniti, a Salt Lake City, è stata eretta una statua in omaggio ad un uccello che silenziosamente compie la sua "missione biologica" di distruggere la cavalletta, l'insetto più pericoloso per l'agricoltura. Si tratta del vorace gabbiano , ed è stato eretto il monumento in ricordo dei gabbiani che, nel secolo passato, sterminarono un enorme stormo di cavallette

martedì 30 dicembre 2008

CACCIA ALLA.....LIBELLULA

Per la "caccia" a questi meravigliosi insetti non c'è un obiettivo "ad hoc", certo che una lunghezza focale dai 100mm in su è preferibile, dà modo di operare mantenendo una cerata distanza dal soggetto senza disturbarlo troppo. Personalmente utilizzo in prevalenza un 150mm macro, permette di lavorare bene e con buoni risultati, se ci si vuole spingere un po' più in la' con la lunghezza della focale si dovrà necessariamente fare ricorso all'uso del cavalletto.
Ad inizio di questa stagione, un po’ per caso, mi sono ritrovato a montare un tubo di prolunga da 20mm , generalmente mai usato, su un obiettivo 70/200, sono rimasto meravigliato, una gran resa in termini di dettaglio e con un ottimo bokeh, adesso quando vedo una libellula dolcemente appoggiata su qualche rametto, capita che decido di montare questa accoppiata , nei casi in cui è possibile avvicinarsi un po’ di più aggiungo anche un altro tubo di prolunga da 12mm, il problema però è che si incomincia a litigare con il micromosso.
Comunque non bisogna mai disperare, anche con obiettivi di focale più corta a volte si possono raccogliere buoni frutti, prima di tutto è più agevole muoversi e si possono usare tempi più brevi, bisogna solo fare un po’ più di “amicizia” con la nostra cara libellula perché ci permetta di avvicinarci evitando di scocciarla, continuando a deliziarci con la sua stupenda compagnia.

Trovo che la libellula per la sua imprevedibilità e per la sua conformazione, sia un soggetto molto difficile da fotografare, ci si deve avvicinare con molta cautela e con il suo corpo allungato e con la sua apertura alare complica parecchio la riuscita di una buona foto, soprattutto se si ricerca un immagine tutta a fuoco ed un buono sfondo.E’ un soggetto sornione, non bisogna mai pensare di averla in pugno, sembra completamente disinteressata a te mentre ti avvicini …………….ma attenzione, al primo movimento troppo brusco………….è già andata. Se capita, ci sono delle possibilità che ritorni sullo stesso posatoio o in quello vicino, sono animaletti molto territorialisti, ma anche su questo non bisogna scommetterci troppo!!!Personalmente una volta che mi trovo “a tiro” mi affido molto all’istinto, scatto senza mai guardare il risultato dello scatto precedente, non ci riesco, sono troppo preso, guardo nel mirino e via, un altro scatto e poi un altro. Molte volte, quando mi ritrovo a scaricare le foto e a guardarle, mi pento di non essermi fermato un momento a guardare gli scatti fatti e quindi in tempo per correggere l’errore, ma spesso è fonte di soddisfazione il vedere scatti che, proprio per averli fatti trasportato da un entusiasmo incredibile, mi sembra abbiano qualcosa di particolare.Credo veramente nell’istinto, perché per me è quello che ti porta a trovare il giusto “compromesso” tra l’inquadratura, la messa a fuoco, la profondità di campo e lo sfondo.La libellula ha un corpo abbastanza allungato, cerco sempre di averla il più in asse possibile, ma questo non sempre è possibile, anzi a volte è impossibile, mentre in certe occasioni può non essere conveniente farlo, perché in quella posizione lo sfondo non è un granché. Già lo sfondo, quello buono può cambiare una foto, a volte abbassando od alzano la macchina di qualche grado, senza rendercene conto, il mondo cambia, ci si trova improvvisamente davanti ad uno sfondo completamente diverso e magari migliore

lunedì 29 dicembre 2008

IL RACCONTO DI UNO SCATTO

FERRARI TESTA ROSSA

Ormai verso la fine della stagione vagavo lungo la riva di una cava , mio luogo abituale di "caccia", alla ricerca delle ultime libellule da immortalare con la speranza della possibile ultima macro dell’anno.
Delusissimo ho continuato ad insistere ed a girare e rigirare, convinto che qualcosa prima o poi avrei trovato.
Dopo quasi un paio di ore, ormai deciso ad abbandonare la ricerca mi sono avvicinato alla riva e qualcosa mi ha improvvisamente attratto, a poco più di un metro da me, una piccola macchia rossa.
Guardando bene mi sono subito reso conto che era una libellula, ormai praticamente affogata, galleggiava per tre quarti immersa nell’acqua. Ho cercato un bastone e delicatamente ho provato a recuperare quel piccolo animaletto, non dava alcun segno di vita, anche quando con il legno la toccavo leggermente. Ero convintissimo che fosse morta, quando ho visto un leggerissimo movimento ed allora con l’aiuto di mia moglie l’ho trasportata in un punto dove batteva il sole, sopra ad un legnetto. Era completamente inzuppata, non si muoveva, aveva un aspetto veramente terribile. Con il passare del tempo, il colore rosso molto scuro che aveva stava lasciando spazio ad un rosso vivo e le ali erano quasi interamente asciutte, ogni tanto le sbatteva. Mi faceva piacere vedere che si stava riprendendo. Abbiamo pensato di spostarla su di un posatoio più indicato e a provare a fare qualche foto. Abbiamo avuto la possibilità di fare solo qualche scatto, improvvisamente ha spiccato il volo, scomparendo ai nostri occhi.
È stata una piacevole esperienza ed emozione, ho regalato ad una libellula qualche giorno di vita in più e lei mi ha regalato la possibilità di fare un magnifico scatto.
Canon 30D - obiettivo Sigma 150mm - 1/100 - f9 - Iso250 - Flash off -

IL RACCONTO DI UNO SCATTO

THE LAST SUN
Amo la macrofotografia e amo i tramonti. Avevo un sogno, quello di riuscire a fotografare una libellula con lo sfondo del sole. Quest’anno mia moglie ed io abbiamo passato le vacanze in Salento, luogo meraviglioso, un mare che in certi momenti si può definire caraibico. Era nostra abitudine recarci in una bellissima spiaggia che aveva anche la prerogativa di avere alle sue spalle una grande zona sabbiosa con un infinità di cespugli, molti dei quali spinosi e con una buona presenza delle mie amate libellule, insomma un paradiso. Da quella spiaggia si poteva ammirare uno splendido tramonto sul mare. La nostra vacanza è durata 20 giorni. Per ognuno di quei giorni, verso l’ora del tramonto, abbandonavo la “postazione abbronzatura” e con la mia reflex incominciavo a girovagare come un disperato tra i cespugli. A quell’ora era già molto difficile vederne una di libellula e quando ci riuscivo non era nelle condizioni buone per fare lo scatto che avevo in testa. Chissà cosa pensava la gente che continuava a vedermi, in costume e con un cannone in mano, caracollare in mezzo alla sabbia, continuando a guardare nei cespugli, come se avessi perso qualcosa. Arrivati al termine delle vacanze, ormai avevo perso la speranza di riuscirci, ma ero sinceramente contento di averci provato, per tutti quei giorni, era comunque una soddisfazione. Quella sera camminavo, dietro alla spiaggia, pensando che l’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno, quando mi ha colpito un riflesso, era una libellula appoggiata ad un rametto, in luogo assolutamente impraticabile. Improvvisamente si è messa a volare, sembrava un razzo, ho deciso comunque di seguirla, continuava a spostarsi, per poi volar via dopo un paio di secondi e poi via, così ripetutamente. L’ho seguita per parecchi minuti, come uno zombi, poi improvvisamente si è diretta verso il mare, in una zona con pochissima vegetazione, veramente strano. Ho continuato a starle dietro e improvvisamente si è posata su uno stelo a pochi metri dalla riva, Ho pensato che dopo tutti quei giorni e tutta quella fatica non sarei riuscito comunque a combinare qualcosa, non capivo più nulla, avevo paura perfino a muovermi, sicuro che se si fosse mossa da lì non l’avrei più vista. Mi sono sdraiato nella sabbia, avevo bisogno di prendere il sole sullo sfondo, dovevo riuscire a farci stare tutte e due. Ho avuto il tempo di fare solo un paio di scatti, quel giorno c’era molta foschia ed il sole stava proprio scomparendo. Non sono riuscito ad articolare nemmeno un ragionamento, come in trance ho scattato, poi in pochi secondi il sole è sparito ed insieme a lui anche la libellula. Cosa strana che il giorno dopo ci ho riprovato e ho avuto un'altra occasione per fare qualche buono scatto. Ancora oggi mi piace pensare che quello sia stato il loro modo di salutarmi.


Canon 30D - Obiettivo Canon 70/200 a 131mm + 20mm - 1/100 - f16 - Iso 250 - Flash on -

LA SCHEDA: MANTIDE




Ordine: Mantoidei - Famiglia: Mantidi


Il nome Mantide deriva dal greco Mantis-idos che significa profeta. E’ un genere di insetto Pterigota.

Si trovano nei luoghi caldi e aridi alla fine dell'estate.
Le mantidi sono insetti di dimensioni assai varie (da 1 a 16 mm), cacciatori diurni, i mantoidei hanno una colorazione vivace con funzioni mimetiche o di richiamo, il capo mobilissimo dotato di occhi con una buona capacità visiva, il protorace molto slanciato e zampe specializzate per la cattura delle prede.

Come tutti gli insetti le mantidi hanno sei zampe, antenne ed un corpo diviso in tre parti distinte: capo torace e addome. Un addome cospicuo, sormontato da ali, a volte parzialmente atrofizzate, contiene gli organi vitali.

Quando le zampe anteriori sono in posizione di "preghiera", i femori vengono accostati alle lunghe coxe, che pendono liberamente, e le tibie sono ripiegate sui femori: i segmenti stretti gli uni agli altri, sono tenuti leggermente sollevati davanti al protorace.Femori e tibie sono muniti di spine disposte su due serie, e quando le tibie vengono ripiegate finiscono per venire a contatto tra di loro; inoltre terminano con un lungo uncino arcuato e molto appuntito.

Le mantidi religiose sono insetti predatori, presenti in tutti i paesi caldi e temperati con circa 2000 specie, che appartengono ad un unico ordine Mantodea della classe Insecta, phylum Artropoda.

Quando ha adocchiato la preda la mantide lancia fulmineamente in avanti le coxe, allungando i femori e le tibie e dopo aver afferrato la vittima li ripiega come una tenaglia attorno al corpo di questa, mentre le spine le impediscono di fuggire. Il tutto avviene in circa un ventesimo di secondo.

Quando le zampe hanno ripreso la posizione iniziale di preghiera la preda viene a trovarsi proprio davanti alla bocca che divora tranquillamente. Durante l'accoppiamento, iniziando dalla testa mentre gli organi genitali proseguono nell'accoppiamento. Durante la riproduzione la mantide femmina si nutre del corpo del maschio, ciò avviene per un grande bisogno proteico, e' stato constatato che in cattività dove c'è abbondanza di cibo, l'atto di cannibalismo non avviene.

Le femmine proteggono le uova ponendole in ovoteche, che possono contenere fino a 200 uova, queste hanno un aspetto schiumoso e una forma diversa da specie a specie. Le uova si schiudono in primavera: già dalla prima muta i piccoli appaiono dotati di zampe raptatorie e ben presto si diffondono su un ampio territorio che impedisce il contatto diretto tra individui e il conseguente fratricidio.

Le mantidi sono insetti a metamorfosi incompleta (i figli, detti ninfe, sono quasi uguali ai genitori e si accrescono con una serie di mute, senza stadio di larva e pupa), strettamente imparentate con le blatte e le cavallette
Le mantidi sono volatori assai modesti o hanno ali atrofizzate e sovente solo i maschi sono in grado di valersi di questa proprietà.

Le mantidi religiose sono generalmente molto statiche, se ben nutrite. Infatti, in natura se il cibo scarseggia si muovono tra l'erba in cerca di qualche insetto. Mentre se il posto abbonda di prede, la maggior parte del tempo lo passano attaccate a qualche ramo o filo d'erba, in attesa che la vittima passi sotto gli occhi. Le prede migliori sono, indubbiamente, i grilli. Questi ultimi sono ricchi in calcio e cheratina, sostanze che servono anche alle mantidi.

Curiosità

Delle circa 2000 specie dell' ordine Mantodea, reperibili nei paesi tropicali e subtropicali di tutto il mondo, nella nostra penisola ne contiamo solo tredici, divise in sei generi (Mantis, Iris, Empusa, Ameles, Geomantis, Rivetina, Pseudoyersinia
Secondo la tradizione cinese il fondatore dello stile della Mantide Religiosa fu il maestro Wong Long
Le mantidi battono le ali solo quattro volte al secondo; la zanzara comune all’incirca mille volte.
Secondo alcune credenze popolari la mantide porta il malocchioLa sua comparsa nell’antichità preannunciava la carestia e la sua sinistra ombra, una disgrazia agli animali che incontrava.In certe leggende popolari l’ha chiamavano "Prega Dio", per la sua classica posizione " a mani giunte", quindi aveva anche un'immagine benefica.In altre tradizioni è un’indovina, e indica il cammino ai bambini smarriti perchè intuisce per istinto dove sia il lupo

LA SCHEDA: LIBELLULA




Ordine: Odonati
Tre sotto ordini:
Anisotteri - hanno le ali anteriori e posteriori con forme diverse, gli occhi sono grandi e formano, toccandosi, una massa globosa, simile ad un "casco". Quando sono in posizione di riposo tengono le ali distese ai lati del corpo e sono grandi volatori;

Zigotteri - hanno le ali anteriori e posteriori simili nella forma. Gli occhi sono posti ai due lati della testa e non si toccano mai. Quando sono a riposo tengono le ali chiuse. Sono più piccoli e di struttura corporea più delicata rispetto ai grossi Anisotteri ed hanno volo molto più lento e poco potente;

Anisozigotteri – hanno le ali anteriori e posteriori uguali nella forma come negli Zigotteri ma nell’aspetto ricordano un Anisottero. Al mondo solo due specie del genere Epiophlebia, una in Giappone e una nella regione dell’ Himalaya

Anatomia:
Capo molto voluminoso, gli occhi composti e antenne relativamente brevi; le due paia di ali, quasi uguali, sono allungate e membranose.. L'addome è relativamente lungo e sottile, composto da undici segmenti. Le zampe sono inserite anteriormente sul corpo e vengono usate raramente per camminare.
Apparato boccale masticatore molto caratteristico: il labbro inferiore termina con delle piccole pinze con cui la libellula afferra la preda.
Le prede vengono catturate secondo due differenti modalità di caccia:- all’agguato: la libellula resta posata su un supporto e, avvistata la preda, le si avventa contro, la cattura con le zampe e ritorna al suo posatoio per consumarla;- in volo: la libellula attacca e divora le sue prede, che sono normalmente di piccole dimensioni, in volo e senza necessità di posarsi.

Le specie di libellule segnalate sul territorio italiano sono 90

L’accoppiamento inizia con movimenti ritualizzati del maschio per attirare la femmina, per trattenerla poi con le zampe e afferrarla nella parte posteriore della testa con i cerci, il maschio inarca l’addome, stimolando la femmina a fare lo stesso per unire l’orifizio genitale al suo organo copulatore. Se la femmina si dimostra recettiva risponderà flettendo l’addome e giustapponendo il proprio poro genitale su quello del maschio e assumendo così la tipica posizione a "cuore". Alcuni Zigotteri si accoppiano mentre sono posati e solo occasionalmente in volo. Gli Anisotteri possono trascorrere la maggior parte dell’accoppiamento in volo e posarsi solo raramente.

La riproduzione delle libellule avviene in ambiente acquatico. Esse sono ovipare e dopo avere deposto le uova dalla forma allungata le lasciano semplicemente cadere nell'acqua oppure le fissano ai fusti di piante acquatiche. Le libellule vanno incontro a metamorfosi incompleta. In tutte le specie, dalle uova escono le ninfe che maturano nell'acqua, nutrendosi di diverse forme di vita acquatica. Le ninfe delle libellule hanno una mandibola speciale, estensibile e chiamata "maschera", con la quale colpiscono la preda. La lunghezza del periodo ninfale varia, a seconda della specie, da uno a tre o più anni, durante i quali l'animale va incontro alla muta almeno dieci volte. Quando le ninfe sono completamente mature lasciano l'ambiente acquatico e vanno incontro a metamorfosi, trasformandosi nella forma adulta.

Le libellule sono gravemente minacciate, soprattutto a causa dell’intensificazione delle pratiche agricole, dell'inquinamento idrico e della distruzione degli ambienti umidi naturali
La temperatura elevata è necessaria. I siti miglioriper le libellule sono quelli soleggiati e riparati dalvento; quelli in ombra costante non vengonocolonizzati. L’abbondanza di vegetazione è fondamentale. Lavegetazione sommersa è l’habitat dove si sviluppanole larve, mentre la vegetazione emergente e dellesponde sono essenziali come supporto per lametamorfosi

Sono presenti in quasi tutto il mondo e mancano solo in Antartide e in alcune isole Artiche. Sono molto abbondanti nelle regioni tropicali e il loro numero decresce spostandosi versi i poli. Per esempio, in Costa Rica sono presenti 250 specie, mentre in Florida sono 140, in Italia 90 e solo 34 in Inghilterra.

Curiosità:
Sembra che circa 250 milioni di anni fa, nel periodo Permiano, ci fossero delle libellule giganti: le loro ali dovevano essere lunghe circa 3,5 metri ciascuna. I più bei ritrovamenti di libellule preistoriche sono stati fatti nella valle di Elmo, in Arkansas (Usa

In passato il Giappone veniva anche chiamato akitsushima "l'isola delle libellule

Per i nativi americani la libellula, creatura del vento, è il simbolo dell’illusione e del cambiamento. Secondo la loro tradizione la libellula è una messaggera degli spiriti del mondo vegetale.